Eti, ora Philip Morris conta meno

Roma – “L’Eti che oggi lo Stato si appresta a privatizzare possiede un business in grado di garantire una discreta redditività, anche qualora Philip Morris decidesse di recedere dai contratti di produazione e distribuzione al momento del cambio della proprietà. Se qualche anno fa quei contratti contribuivano per circa il 45% al Mol, oggi non incidono per più del 15-20%”. Maurizio Basile, dapprima commissario poi presidente dell’Eti dal gennaio ’99, sintetizza così uno dei punti di approdo della strategia di rilancio e di efficientamento delle attività dell’ente tabacchi iniziata con la sua gestione e oggi arrivata al traguardo con il raggiungimento di tutti target previsti dal business plan 2000-2003. Il rapporto di dipendenza da Pm è quanto mai d’attualità. Le cordate in lizza per la privatizzazione – Altadis-Equinox; Imprenditori associati-Gavio; Bat; Japan Tobacco – hanno invocato proprio la volatilità di qeui contratti per giustificare la spinta al ribasso sulle offerte per l’Eti, che nella fase preliminare si sono fermate a 1,2 miliardi contro 1,4 attesi. Il nuovo business plan 2003-2005 messo a punto dal management Eti e consegnato alle cordate durante la data room ha corretto al rialzo fino a 190 milioni (contro i 144 del 2002) il Mol 2003, che è il dato sul quale applicare il multiplo di 8/9 volte per calcolare il valore dell’Ente. Con questi numeri la valutazione dell’Eti supera 1,5 miliardi. La revisione del piano si è resa necessaria per includere l’aumento del prezzo delle sigarette chiesta dal Governo per aumentare il gattito. “L’aumento del prezzo non diminuisce il valore dell’Eti – spiega Basile -. Anche se costituisce una minaccia potenziale per la competitività: l’effetto, a fronte di un calo dei volumi, è l’incremento di ricavi e margini. Ma perchè questi siano sostenibili nel tempo va sorretta la quota di mercato potenziando l’attività di commercializzazione”. La progressiva autonomia da Philip Morris e il rilancio della capacità competitiva dei prodotti targati Eti (Ms e Sax) hanno costituito da subito il cardine della “cura” Basile. “Quando nel ’99 venne creato, l’Eti ricevette in eredità una partnership squilibrata con Pm – ricorda il presidente -. Un contratto di produzione su licenza redditizio, concesso da Pm a fronte di una pratica da parte dei Monopoli di Stato su ogni attività di commercializzazione e lancio dei prodotti propri. Questo ha permesso a Pm di passare da una quota di mercato del 30 al 60%, a scapito dei Monopoli, nel giro di 10 anni. La prima cosa che ho fatto quando sono arrivato è stato stipulare un nuovo contratto di produzione (e di pari passo uno analogo sulla distribuzione) per conto della miltinazione a prezzi meno allettanti, ma in linea con quelli europei. Questo ha ridotto il volume d’affari ma ci ha ridato la libertà sul marketing che rende sostenibili i margini nel tempo”. Un rapporto Mol ricavi tra il 25 e il 28% era tra i target del business plan redatto nel 2000: a fine 2003 questo rapporto raggingerà il 28 per cento. Il piano prevedeva un processo di ristrutturazione, concordato con i sindacati, che stabiliva la chiusura di 8 stabilimenti di produzione su 15, la riduzione del personale (attraverso pensionamenti, un fondo di sostegno e il riassorbimento nella pubblica amministrazione) da 7.500 a 2000 unità e una produttività media annua pro-capite da 11 a 33 tonnellate. Tutti i target sono stati rispettati. La vendita dell’Eti vedrà Basile lasciare la guida dell’Ente dopo quasi cinque anni. Prima del closing per la cessione dell’Eti, previsto per settembre-ottobre a ridosso della chiusura del bilancio, il Tesoro probabilmente porterà all’incasso il dividendo 2003, che sarà superiore ai 47 milioni del 2002. Ma Basile aveva già garantito, dal ’99 al 2002, a via XX Settembre incassi straordinari per 2,1 miliardi, tra residui attivi, dividendi e plusvalenza per la vendita delle attività non-core.
“Ritengo di aver concluso il mio lavoro in Eti – riflette Basile accennando un commiato -. Tutti gli obiettivi che mi erano stati affidati sono stati conseguiti. Il gruppo Eti è oggi una realtà industriale di tutto rispetto sul mercato, dotato di risorse manageriali qualificate in grado di portare avanti anche per il prossimo futuro il lavoro sin qui fatto”.

Laura Serafini